Un tempo di emergenza o di opportunità educativa?
La complessità del tempo in cui viviamo
L’espressione “emergenza educativa” è un’espressione a cui ormai abbiamo fatto l’abitudine: è utilizzata/diffusa da parecchi anni. Questa consuetudine in alcuni casi ci ha fatto “abbassare la guardia”, ci ha fatto pensare che fosse un fenomeno normale, quasi naturale, che si potesse confondere con le difficoltà del dialogo intergenerazionale e con l’evidente incapacità che età diverse hanno nel condividere esperienze traendone occasioni di crescita e incontro.
In realtà, come le principali ricerche sulla “salute” delle nuove generazioni continuano a raccontarci, non si tratta solo di una forma profonda di incomprensione ma di VERE E PROPRIE TRASFORMAZIONI, dai più definite emergenziali, che non possono essere lette con canoni ordinari ma, oggi più che mai, straordinari.
- L’educazione viene vissuta a livello sociale in modo sempre più “privato e privatistico”: è venuta meno quella dimensione sociale dell’educazione che ci permetteva di trasmettere più facilmente alcuni valori e di condividere le fatiche della crescita delle nuove generazioni; anzi, chi oggi si occupa di educazione è spesso costretto a difendere, giustificare, motivare il proprio operato.
- Nonostante una ancora viva consapevolezza del proprio compito, molte realtà (associazioni, movimenti…) che si occupano di proporre percorsi, iniziative e attività faticano a lavorare insieme e a costruire quel lavoro di rete che sarebbe veramente fondamentale per la crescita delle nuove generazioni: ognuno custodisce, cura, gestisce la propria proposta, anche in modo esemplare, ma condividendola poco e niente con le altre realtà diffuse sul territorio.
- La scuola ormai da trent’anni cerca un cambiamento di passo facendo tentativi, cambiando modelli, avviando sperimentazioni, cercando di coniugare i cambiamenti di un mondo in continua evoluzione con l’esigenza di mettere al centro i percorsi di crescita dei propri allievi.
- La famiglia fatica sempre di più a riconoscere il proprio ruolo: è proprio in quest’istituzione che più di tutti si avverte la difficoltà degli adulti nel “fare gli adulti”. “I genitori fanno sempre più fatica a fare ai figli delle proposte di vita e a dare loro delle regole chiare per aiutarli a orientarsi. L’esercizio dell’autorità è difficile. Nella fatica di “fare gli adulti” da parte dei genitori si generano gli aspetti più rilevanti della difficoltà di educare in famiglia”. (Paola Bignardi, Cambiamenti sociali e sfide educative, Note di Pastorale Giovanile)
Queste sono solo alcune delle trasformazioni che viviamo quotidianamente e a cui spesso assistiamo un po’ inermi o perlomeno cercando soluzioni che ci accorgiamo però non essere in grado di durare nel tempo.
Come affrontare queste trasformazioni? Quali strade percorrere per provare ad “invertire la rotta” e proporre iniziative effettivamente capaci di accompagnare bambini, ragazzi e giovani nel loro percorso di crescita e di scoperta di sé stessi?