Persone, relazioni e apprendimento
Investire sullo sviluppo personale e sociale collegato all’apprendimento
Nel maggio 2018, il Consiglio europeo ha adottato una raccomandazione aggiornata sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente volte a promuovere ulteriormente lo sviluppo delle stesse competenze chiave nell’Unione europea.
La quinta competenza chiave: “Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare” è stata riletta e analizzata cercando di stabilire una comprensione condivisa e un linguaggio comune. Tali aspetti assumono diverse denominazioni negli studi e nei quadri di competenze internazionali, come “competenze del XXI secolo”, “competenze per la vita”, “competenze socio-emotive”, “competenze morbide” o “competenze trasversali”.
Il quadro concettuale emerso, denominato LifeComp, è composto da tre aree di competenza interconnesse: “Personale”, sociale” e “Imparare a imparare”. Ogni area comprende tre competenze: autoregolazione, flessibilità, benessere (area personale), empatia, comunicazione, collaborazione (area sociale), mentalità di crescita, pensiero critico e gestione dell’apprendimento (area dell’imparare ad imparare).
Questo quadro intende rispondere all’urgente necessità di fare il punto sull’importanza degli aspetti dello sviluppo personale e sociale nei vari livelli e settori dell’istruzione e della formazione e, di conseguenza, nella vita e affonda le sue radici sull’evidente connessione che esiste tra i processi di apprendimento, il mondo emozionale e il successo o l’insuccesso scolastico. È ormai un dato acquisito che, l’interesse e soprattutto il coinvolgimento emotivo, svolgano un ruolo centrale nei processi vitali, quali la comprensione, l’attenzione e la memoria. Una delle più autorevoli neuroscienziate del panorama mondiale, Maryanne Wolf, afferma che “la qualità del nostro pensiero dipende dalle conoscenze di base e dalle emozioni che ciascuno di noi mette in gioco”.
Pensando soprattutto alla scuola italiana e alla sua ancora troppo spiccata attenzione alla sola dimensione cognitiva, dovremmo ripartire dalla constatazione che le relazioni e la dimensione emotiva sono il motore di tutto, compreso l’apprendimento. Se infatti uno studente si sente insicuro, preoccupato, ansioso, frustrato, demotivato o apatico, e per le cause più varie, egli non vorrà o non riuscirà neanche a studiare o a farlo bene, a dispetto anche della sua volontà.
Nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo scolastico del Ministero della Pubblica Istruzione pubblicate ormai nel lontano 2012, si parla con chiarezza di “centralità della persona” e di come questa debba essere fondante nel definire le finalità della scuola. “La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione.
Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettività, relazionali, corporei, estetici, spirituali, religiosi.”
All’inizio del 2022 è stata approvata, all’unanimità, la Legge 2782/2022, che disciplina la «Disposizione in materia di insegnamento sperimentale dell’educazione all’intelligenza emotiva nelle scuole di ogni ordine e grado». In questo modo le competenze non cognitive o life skill sono entrate di diritto nei programmi scolastici solo anni di sperimentazioni non ufficiali o esperienze di singoli insegnanti.