Nuove tecnologie: problema o opportunità?
Il tortuoso cammino verso la transizione digitale
Le tecnologie digitali sono ormai parte integrante della nostra vita e hanno ampliato i confini della nostra realtà anzi, con l’introduzione dell’intelligenza artificiale, ci troviamo di fronte a possibilità nuove che stanno già influendo sull’esperienza di tutti noi: siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione e ad un enorme potenziale di crescita per lo sviluppo umano.
Tuttavia sono molti gli interrogativi che emergono: pur comprendendo le opportunità che ci si presentano, non possiamo negare che alcune problematiche non richiedano già un’attenta riflessione. Soprattutto in campo antropologico ed educativo:
- parlare di digitale equivale oggi a parlare di un vero e proprio ambiente in cui viviamo la nostra quotidianità, un ambiente con meccanismi che non sono neutri ma rispondono ad algoritmi che hanno caratteristiche ben precise, un ambiente che cambia non solo il nostro modo di comunicare ma anche il nostro modo di essere. Il continuo mutamento di queste tecnologie inoltre, rende spesso ambiguo il rapporto che l’uomo ha con le stesse, influenzando soprattutto la natura dei tradizionali rapporti educativi che per forza di cose hanno bisogno di stabilità.
- Pur essendo ormai un ambiente vero e proprio, il digitale non rappresenta il mondo reale perché le persone che lo abitano sono segmentate in gruppi che hanno profonde differenze tra di loro in base ad interessi, cultura, valori. Inoltre non è sempre facile abitare un luogo dove non esistono praticamente confini, spesso necessari per comprendere come muoversi nella nostra vita, utili per riuscire a distinguere luoghi “buoni” da luoghi “cattivi” dove incontrare persone “vere” o persone “false”, perché nascondono o modificano la propria identità.
- Questa mediazione degli algoritmi nelle relazioni tra persone, è altresì molto potente anche dal punto di vista culturale. A prima vista sembrerebbe prevalere l’assioma “maggiore comunicazione equivale a maggiore conoscenza” e la sua diretta conseguenza “conoscere è comunque una cosa buona”, per cui ogni comunicazione deve essere libera secondo il principio della libertà di espressione. Questo comporta una grave mancanza di controllo e di verifica delle informazioni che diventano vere solo in base al criterio della diffusione e del consenso. Tutte le competenze vengono messe sullo stesso piano banalizzando la capacità di giudicare e spegnendo lo spirito critico.
- Non è solo la capacità di apprendere ad essere penalizzata, molti studi recenti raccontano un umanità in cui crescono difficoltà rilevanti anche dal punto di vista personale, come ad esempio: la crescente diminuzione dei tempi di attenzione, la mancanza di allenamento della memoria, il continuo cambiamento nei comportanti e negli stili di vita senza apparente motivo, un incessante relativismo nel valutare la realtà. Queste carenze fanno sorgere numerosi interrogativi anche dal punto vista sociale: quanto le tecnologie ci permettono e ci permetteranno di promuovere una società aperta e democratica, di sviluppare modelli economici sostenibili contribuendo a diminuire le diseguaglianze sociali?
È chiaro che questi fenomeni non possono essere vissuti passivamente: l’analisi fatta e che ciascuno di noi sta facendo all’interno del proprio contesto è utile se finalizzata a comprendere come affrontare questi cambiamenti e su che cosa investire le nostre risorse. Soprattutto in ambito scolastico ed educativo. L’obiettivo è lavorare, come l’Unione Europea sostiene ormai da anni, per far si che la trasformazione digitale vada a vantaggio di tutti, mettendo le persone al primo posto e aprendo nuove opportunità.