
Il battesimo di Gesù
Andare al cuore dell’evangelizzazione
L’essenzialità del Vangelo di Marco ci ha accompagnato pochi giorni fa a compiere un brusco “salto temporale”: dal Gesù Bambino celebrato nel Natale ci siamo ritrovati ad incontrare un Gesù adulto che viene presentato da Giovanni Battista in questo modo: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Mc 1, 7-8
Fin dalle prime righe del suo vangelo, Marco ci parla di “Gesù, Cristo, Figlio di Dio” con parole che non lasciano dubbi sulla sua identità: “Subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba” (Mc 1, 10). Gesù viene consacrato in modo del tutto nuovo e profondo: la conferma di quanto è “silenziosamente” avvenuto la troviamo nella voce, che “scende” dal cielo, da Dio e destinata solo a Gesù: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Mc 1, 11
Fin dal principio Marco ci offre la sua chiave di lettura: andare al cuore del messaggio cristiano è mettere al centro il mistero dell’umanità e della divinità di Cristo. Questa chiave di lettura che la liturgia ci offre ci consente di riflettere sul nostro operato e sulle scelte che compiano nel nostro servizio, ponendoci di fronte ad alcune domande “impegnative”: quanto questo annuncio è al centro della pastorale delle nostre comunità? Possiamo ricondurre tutte le nostre iniziative/attività/azioni a questo scopo?
Non sempre la risposta a queste domande è positiva, in alcuni casi tocchiamo purtroppo con mano che si tratta di un mistero che non sempre rientra a pieno titolo nelle nostre proposte pastorali, un annuncio che a volte viene nascosto da molti altri annunci, secondari, minori, a volte addirittura fuorvianti.
“Nel mondo di oggi, con la velocità delle comunicazioni e la selezione interessata dei contenuti operata dai media, il messaggio che annunciamo corre più che mai il rischio di apparire mutilato e ridotto ad alcuni suoi aspetti secondari. Ne deriva che alcune questioni che fanno parte dell’insegnamento morale della Chiesa rimangono fuori del contesto che dà loro senso. Il problema maggiore si verifica quando il messaggio che annunciamo sembra allora identificato con tali aspetti secondari che, pur essendo rilevanti, per sé soli non manifestano il cuore del messaggio di Gesù Cristo. Dunque, conviene essere realisti e non dare per scontato che i nostri interlocutori conoscano lo sfondo completo di ciò che diciamo o che possano collegare il nostro discorso con il nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva.
Una pastorale in chiave missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere. Quando si assume un obiettivo pastorale e uno stile missionario, che realmente arrivi a tutti senza eccezioni né esclusioni, l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa.”
Evangelii Gaudium 34 e 35