Abitare il deserto
Una pastorale sulle orme di Giovanni Battista e di Gesù
La “figura” del deserto è ineludibile per comprendere la vita cristiana e la missione della Chiesa nel mondo. Una missione caratterizzata da una continua ricerca e spesso dalla prova. La vicenda del popolo d’Israele nel racconto dell’Esodo, l’esperienza di Gesù nel Battesimo al Giordano, seguita dal racconto delle “tentazioni”, sono emblematiche per il nostro cammino. Da qui potremmo trarre alcuni spunti per attivare una riflessione anche sul nostro agire pastorale, soprattutto a partire dai nostri ATTEGGIAMENTI:
abitare il deserto significa AVERE IL CORAGGIO DI USCIRE DAGLI SPAZI CHE ABITIAMO DI CONSUETO per avventurarci in un luogo solo apparentemente inospitale perché, se abitato nel modo giusto, può insegnarci l’essenzialità. “Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico” (Mc 1, 6). Nell’aridità del deserto Giovanni sa che ha bisogno di molto poco, l’essenziale è Cristo, “colui che viene dopo di me”. Facendo nostra la testimonianza di Giovanni: che cosa dovremmo avere il coraggio di “togliere” alla nostra pastorale per andare all’essenziale, al cuore dell’evangelizzazione?
Abitare il deserto significa TENERE ALTA L’ATTENZIONE SUL FINE DEL NOSTRO SERVIZIO PASTORALE: l’incontro con Gesù Cristo. Perché recarsi in un luogo inospitale se in questo luogo non possiamo sentire/vedere/incontrare qualcuno o qualcosa di speciale? Chi seguiva Giovanni l’aveva compreso bene: “Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati” (Mc 1, 5). Non è sempre facile, ma dovremmo acquisire la capacità di lavorare per obiettivi, sviluppando un metodo di lavoro che ci aiuti a illuminare l’operatività delle nostre azioni con la nostra missione primaria.
Abitare il deserto significa ESSERE UMILI, CONDIVIDENDO LE DIFFICOLTÀ, per trovare conforto e soluzioni nuove alle sfide che dobbiamo affrontare. Perché Gesù venne dalla Galilea per farsi battezzare da Giovanni? Che bisogno c’era che anche Lui, il Figlio di Dio, si mettesse nella fila dei peccatori e si facesse battezzare? Come Lui anche noi: dovremmo coltivare l’umiltà, sentendoci sempre in cammino, forti di una comunità che ci sostiene e si aiuta nell’affrontare le difficoltà. Oggi più che mai dobbiamo edificare una Chiesa che non sia solo unita sacramentalmente ma che, concretamente, cammini insieme giorno dopo giorno!